ARTE e CULTURA Andrea Mirò “Una donna di nome… Andrea” di Alexander Màscàl 

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 Andrea Mirò “Una donna di nome… Andrea

di Alexander Màscàl 

 

Di Saffo, Bilitis, Lesbo, ci rimane quel legame che accomuna i loro nomi a dolci e tenere frasi d’amore, scritte nelle poesie che hanno dedicato a fanciulle-amanti, sottolineando una delle prime immagini di ambigui amori femminili.

Se Giovanna d’Arco non esitò ad indossare la corazza, impugnare la spada galoppando a fianco dei Cavalieri della sua epoca, ancor meno esitò la Sand a portare calzoni, giacca e cravatta mascolini e se già è impensabile un simile abbigliamento indossato dalle nostre bisnonne, ancor meno lo è la scelta del nome che la scrittrice francese Amadine Lucie-Aurore Dupin trasformò in “George” (Giorgio) Sand.

Gabrielle Sidonie,anch’essa francese, nota con lo pseudonimo di Colette, scrisse di amori collegiali, suscitando scalpore, ma anche quel certo interesse e quella curiosità che ogni diversità o novità generano.

La “Madamigella di Maupin”, del libro di Thèophile Gautier, mise abiti maschili e inventò un gioco, che divenne una sfida alla moralità borghese dell’epoca.

Ancor più fece scalpore “Il pozzo della solitudine”, dell’inglese Radclyffe Hall, che diede  un’impronta umana a quegli amori ritenuti immorali, peccaminosi, da cui l’uomo ne è totalmente escluso. Grazie alla tragica vicenda “della” Stephen Gordon (Stefano), si conobbe la realtà di passioni infinite, fatte di profonda dolcezza, sacrificio, e l’umanità imparò anche a piangere sulle pagine di un libro…scomodo  per i moralisti, che comunque vedrebbero ovunque il peccato, tranne nelle loro azioni perverse.

Considerato un vangelico insegnamento di moralità e devozione sentimentale, anche in amori “diversi“, venne purtroppo sopraffatto dalle avventure erotiche di “Emmanuelle”, sensuale e perversa figura che racchiude ogni degenerazione di istinti e sensi, il cui unico sentimento è volto al solo piacere, che non esclude menage a tre e l’inclusione del maschio.

Il libro diventerà anche un film di successo degli anni ’60 e ’70.

Nel 1964  Milena Milani, che amava  definirsi -Scrittore-, scrive “La ragazza di nome Giulio”, dal cui libro sarà tratto un film.

Da qui in poi saranno molti i personaggi femminili che prenderanno “in prestito” un nome maschile. Spesso per incuriosire, a volte quasi a voler scherzare con sè stesse,altre volte per “sentimenti”, altre per necessità artistica, anche se questa rincorsa all’imperfetto spesso finirà con il degenerare in una ricerca di pubblicità.

Ambiguità spregiudicate, anticonformiste, immorali, stravaganti, spesso provocatorie esibizioni di pessimo gusto ed erotismo sfrenato, hanno finito con il gettare nel fango anche i veri sentimenti che legano molti amori “diversi”, o è meglio dire: “differenti”!

Nei primi anni del secolo scorso famose furono le storie sentimentali, al femminile, di Marlene Dietrich, Greta Garbo, Isadora Duncan, Eleonora Duse, Sibille Aleramo,Virginia Woolf.

Anche gli anni della mia giovinezza avevano una elite di personaggi, come la pilota di Formula 1 Lella Lombardi, Gianna Nannini, Giuni Russo, Patty Pravo.

Famose le coppie Florinda Bolkan che ebbe per compagna Marina Cicogna e poi Anna Chigi, Jodie Foster e Cydney Bernard, Joan Baez ha narrato di un grande amore femminile durante la giovinezza.

Piano piano l’ambiguità, reale, o inventata, è diventata “una moda”, si è generalizzata divenendo attualità che non stupisce, né incuriosisce più.

Più vicine a noi sono le relazioni tra Cindy Crawford ed Elizabeth Berkely, Madonna e Sandra Bernhard, Angelina Jolie e Jenny Shimizu. Oggi, nel 2020 abbiamo coming out quotidiani. Le storie di relazioni saffiche, di attrici, cantanti, sportive, presentatrici, giornaliste, sono solo un gossip di VIP, che fa notizia, curiosità, ma non scandalo.

I telefilm e le soap più note, con qualche episodio a soggetto saffico, furono “ER medici in prima linea”, “Grey’s anatomy”,“Sentieri”, Terapia d’urgenza”,“Tutti pazzi per amore”, Febbre d’amore”, “L’ispettore Coliandro”,su Rai2,“L’onore e il rispetto” su Canale 5.

Ma le più seguite, visibili in internet, con sottotitoli in ogni lingua, furono le puntate della soap tedesca che narrava gli amori della contessa Carla Von Lahnstein, interpretate da Claudia Hiersche. La più bella e romantica fu la puntata “Carla e Hanna” dove alla Hiersche si affiancò Katharina Dalichau nei panni di Hanna Novack.  Seguite da altre avventure sentimentali della contessa Lahnstein: “Carla e Stella Mann” (Anne Wis), “Carla e Susanne”, (Claudia Scarpatetti), “Carla e Anke Hoffman (Annika Peimann). 

“Roberta Mogliotti o… Andrea Mirò?”

Oggi tv e rotocalchi ci propinano le cronache rosa di cantanti, attori, vip, o soap opere visibili in internet, come “Marlene e Rebecca ”, la serie “Carla e Hanna ”, o Il bello delle donne – due donne più che amiche” con Caterina Vertova, perchè il pubblico “vuole” questo genere di ambiguità e… se non sei… devi inventarlo!

Recentemente la TV ha mandato in prima serata film dove dolcezza e sentimenti erano i protagonisti di vicende sentimentali femminili, tra cui: “Carol”, “Io e lei”, “Qualcosa di buono”, “Viola di mare”, “Freeheld”, “Pomodori verdi fritti”. Tra questi big del xx secolo Andrea Mirò vive nell’ovattato mondo del passato che ancora sopravvive nitido: ombra in un’Ombra, simile ad una vecchia stampa Liberty dove riaffiorano Colette, Stephen Gordon e nulla ha di cattivo gusto, amorale o perverso. E’il mondo dell’arte dove ruotano personaggi che esibiscono ambiguità che spesso non hanno e per questo sono provocatorie per chi vive realmente la disperazione della propria diversità e soffre nel vedere i brandelli della propria anima ricuciti addosso a questi nuovi mostri sacri, fantocci con lustrini di comodo che con disinvoltura, spesso con arroganza, ostentano come trofei una sessualità che non hanno.

A ben pensarci è ingiusto che sia solo un gioco, uno scaltro mezzo per pubblicizzarsi: un gioco nel Gioco, ma chissà che a sfatare il detto “L’abito non fa il monaco”… non tocchi prima o poi proprio “alla”… Andrea Mirò…

 

Alexander Màscàl 

 

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Alcuni brani di Andrea Mirò:La la la”, “Notte a Praga”, “Io cambio”, Non è segreto”, Prima che sia domani”, “Anna e il freddo che ha

 

“Mi chiamo Andrea.  Andrea Mirò”

 

Nella storia del “Festival di Sanremo”, il 1987 ha lasciato un’impronta sia nel pubblico presente al Teatro Ariston che nei telespettatori, che all’annuncio di Pippo Baudo: “Ed ecco a voi Andrea Mirò che canterà Notti di Praga” si sono visti presentare sul palcoscenico non un bel Andrea ma… “una” bella Andrea. Da Castrocaro a Sanremo, Roberta Mogliotti, in arte Andrea Mirò, ventenne con già numerosi successi alle spalle, si presentava agli ascoltatori con un  nome  maschile, ma  in  tutta  la  sua  femminilità  da  non  lasciare  dubbi  su  una  falsa

ambiguità, per ricordarci che non sempre Andrea… è “un” Andrea!

Ed  è sull’onda  dei ricordi  rivolti ad una cara amica con cui si sono condivisi sogni, speranze,

gioie e dolori di una gioventù che piano piano ha lasciato posto all’imbiancare delle tempie, che voglio ringraziarla rivivendo quell’incontro che ha dato inizio non solo ad un’amicizia ma anche ad una collaborazione radiofonica e di cui mi domando se lei avrà ancora il ricordo o se qualche volta ripensando si domanderà dove sono, cosa faccio e se un giorno proprio quei ricordi la porteranno a desiderare di ritrovarci ancora, per narrarci di quegli spazi di tempo in cui giocavamo a rincorrere il Tempo… senza accorgersi che Lui correva più veloce dei nostri passi!

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* Chiamarsi Andrea Mirò non è facile perchè è un nome difficile da portare in quanto questa possibile, presunta ambiguità, può creare dei problemi. Quando si inizia con un’idea, con  un ruolo, bisogna poi continuarlo. Ti senti di portare avanti questo personaggio e sino a che punto sarà finzione e non diventerà una realtà? Quando si gioca un certo gioco si inizia con l’addentrarsi sempre più nel personaggio divenendone parte e lentamente si può finire con il divenire preda dell’ingranaggio da noi stessi avviato, un pò come il “Dottor Jekyll e Mister Hyde”.

Fino a quando resterai Roberta e non diventerai Andrea?  

 

***So che questo personaggio che ho voluto, creato, mi porterà delle complicazioni, delle difficoltà, ma continuerò a portarlo avanti, d’altronde non avrebbe senso non farlo. Non so però fino a che punto, nel tempo, riuscirò a  mantenere questo ruolo, fino a che punto  resterò Roberta

e dove inizierò ad essere Andrea.

Spero sempre di riuscire a conciliare i due personaggi anche se non so fino a quale limite.

Quando sono sul palco davanti al pubblico e canto come Andrea, mi sento Andrea Mirò e questo nome me lo sento attaccato, ma  non come un’etichetta maschile perchè per me non  ha  senso   dire “maschile o femminile”: sono Andrea Mirò e nulla più.

 

* “Andrea”, questo personaggio fa un pò parte della tua personalità, come per altre, ma qualunque esibizione, seppure ambigua e stravagante, se è condotta con un certo rispetto anche verso gli altri può essere utile, diversamente diventerebbe nociva.

Oggi il pubblico vuole un certo tipo di spettacolo e quindi dove non c’è la realtà… la si deve inventare.

“Andrea” in molte nazioni è un nome femminile e Alexander è un  cognome inglese, questo  fa  sì che non si possa comunque affermare che usiamo  nomi  maschili perchè ci sentiamo tali.

Meglio  lasciare quel dubbio che nel nostro lavoro è indispensabile perchè si ricordino di noi: è un gioco di tattica ambiguamente stuzzicante… per emergere dalla marea di individui.

 

*** Devo cercare di portare avanti questo ruolo in modo serio e professionale. Dipende da noi riuscire ad imporci con rispetto, riuscire a far capire che ci portiamo dietro un nome, un personaggio e null’altro. Non dobbiamo provocare, né lasciarci sopraffare e poi dare la colpa agli altri.

Il pubblico non vuole solo un bravo artista, perchè pensa che per essere tali si debba essere un pò stravaganti. Il detto “Gli artisti sono un pò matti” ha posto un’impronta che il pubblico vuole come un’ etichetta “DOC”, però vuole che questo ruolo sia condotto con buon gusto e intelligenza. L’artista deve essere stravagante perchè il pubblico ama le novità ed è proprio di queste che se ne affascina, e proprio da queste si lascia trascinare, conquistare, incuriosire. Vuole che tu sia ciò che lui non è, e per questo proietta su di noi tutti i suoi desideri.

Per lui devi quindi scegliere quel tipo di look che farà “personaggio” e che distaccandoti dalla massa ti farà emergere.

Se non sei diverso, originale, non sei nulla…

 

* Lo scandalo fa sempre notizia, pagina, copertina. Pensa se su qualche famoso rotocalco apparisse la nostra foto con l’intestazione a grandi lettere: “La nota cantante Andrea Mirò e la nota -pittore- Alexander sorprese in tenero abbraccio all’uscita di un famoso Night Club. E’ forse l’inizio di una romantica love story?”.

In fondo sarebbe un buon gioco pubblicitario che se giocato bene potrebbe dare una carta vincente…

 

***  Si,  sarebbe  un’ottima   pubblicità  per   entrambe  e  che   spero   ci   porterebbe, se  non  in

copertina, almeno in prima pagina!

Realtà o finzione, il fatto rimarrebbe e farebbe senz’altro scalpore o perlomeno notizia.

E’ un tipo di pubblicità che se “ragionata” sarebbe interessante giocare…

 

*  Pensi  che  come Roberta Mogliotti  avresti  avuto lo  stesso successo che  hai ottenuto come

Andrea Mirò?

 

*** Non saprei risponderti ma penso di no. Comunque non tornerei senz’altro sui miei passi.

 

*  Il  tuo personaggio piacerà al pubblico femminile perchè in questo gioco “anticonformista” le  coinvolgi  quasi  riscattandole  dai  secoli di  schiavitù, di  tabù e  inibizioni che volevano la

donna protagonista di un ruolo ben delineato dal predominio maschile.

Vedranno in te una rivincita, una rivalsa che questo nome giocherà per loro: anche se ai giorni nostri i ruoli  diventano sempre più “alla pari” e nel reciproco rispetto.

Piacerà anche agli uomini per quel velato lato dubbioso che incuriosisce e li farà fantasticare…

Il misterioso affascina sempre.

Un gioco sensuale, ma raffinato, portato avanti con buon gusto, sentimento e rispetto verso sé stessi, chi amiamo, e il nostro pubblico: potrebbe essere una carta vincente!

 

*** Questo personaggio strano, come tu stessa confermi, piace al pubblico femminile e la preferenza che spero mi daranno sarà anche dovuta a questo aggrapparsi al tipo “idealizzato”, anche perchè ancora oggi, malgrado l’emancipazione della donna, certi comportamenti non sono del tutto superati.

 

* Come vive Andrea Mirò i primi successi? Sai che prima di fare giornalismo e trasmissioni in radio vivevo da artista, nel mondo dell’Arte: dalla pittura alla poesia, alla narrativa.

Ricordo che ad una intervista che mi fu fatta in occasione della assegnazione dell’Oscar di Montecarlo, in Francia, alla domanda se ero emozionata dal successo ottenuto, risposi: “No! Perchè sono… terrorizzata!”.

Quando sei al centro dell’attenzione degli sguardi e gli applausi sono tutti per te, spesso capita che resti incollata alla sedia, incurante delle gomitate dei vicini che ti ripetono di alzarti, di andare sul palco perchè ti hanno chiamata. In quell’attimo ti ritrovi in un mondo ovattato, silenzioso di cui non percepisci né il Tempo né il Luogo e resti immobile, magari sussurrando frasi di una -disintelligenza- che non ti appartiene: “Ma va là, figurati se quella sono io, non scherzare!”. Poi qualcosa di indefinito ti fa compiere gesti da automa, di cui non avrai ricordo, ed è “dopo”, quando tutto sarà finito, che le gambe cominceranno a tremare per l’emozione e ti prenderà il panico mentre cercherai inutilmente di… ricordare cosa hai fatto, cosa hai detto.

…Lo chiederai agli amici…

 

*** In effetti è così. Ho provato più panico alle prove che al debutto. Vedevo i big tranquilli, sicuri, mentre i discografici cercavano di tranquillizzarmi.

Quando però sono salita sul palcoscenico e ho iniziato a cantare ho cominciato a sciogliermi.

Sabato ero più calma e serena perchè avevo visto che Baudo ci aiutava a farci sentire a nostro agio e il pubblico non era poi così aggressivo come la paura ci faceva credere. Alla fine ero persino dispiaciuta che tutto fosse  finito e avrei voluto rimanere  ancora sul palco a cantare.

Ero felice per i calorosi applausi e per le critiche favorevoli che mi  avevano posta al quarto posto

e con un minimo distacco dagli altri primi tre piazzamenti.

 

* Che effetto ti ha fatto incontrarmi e scontrare così la “presunta”ambiguità del nome Andrea

Mirò con quello di Alexander e affrontare una intervista di questo genere?

 

*** Senz’altro un bel effetto! Sono contenta  anche  perchè  mi fai  vedere  la  realtà del “poi” di

questa mia e tua “scelta”, anche se già la immaginavo intravedendola… tra le righe.

Però ad usare questo tipo di intervista sei stata la prima e questo mi fa piacere perchè così almeno leggerò qualcosa di nuovo e diverso dalla solita biografia che si scrive e che mi sembra persino inutile nel mio caso. Mi fa anche piacere di avere conosciuto un’altro personaggio parallelo al mio e apprendere dei tuoi successi mi stimola ad un’amichevole competizione.

 

* E’facile intervistare un personaggio noto, basta aprire un giornale e trovi tutte le notizie che vuoi, ma io ricerco sempre un’intervista interessante, diversa dalle solite notizie copiate e ricopiate che  paiono  stampate con la carta carbone, fotocopiate: letta una, sono  tutte uguali,

senza fantasia, né inventiva. Io ricerco l’Anima, la parte oscura e celata di chi intervisto.

Ed ora, “cara Andrea”, su questa… amichevole sfida ti propongo di ritrovarci un giorno, per parlare dei nostri successi e delle nostre delusioni…

E con questo gioco delle sfide invito tutti all’ascolto di Andrea Mirò, un nome maschile che però racchiude tanta femminilità e indubbiamente un nome che avrà successo.

(l’intervista è tratta della registrazione a Radio Asti DOC del 1987)

 

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Un ultimo pensiero resta racchiuso nella tastiera che nel 2019 batte questo “amarcord” del 1987: l’augurio che coloro che esibiscono ciò che non sono, non tradiscano mai quelle donne che sentendosi veramente “Andrea, Giorgio, Stefano”, vivono un dramma, spesso finito in tragedia e ricordargli che, proprio per questa triste realtà, non è giusto esibirsi in un semplice “gioco di interessi” che prima o poi porterà a tradirle… stropicciando lenzuoli  maschili solo per soddisfare ambigui pensieri e non per Amore.

E se dovesse, per qualche motivo, capitare, si ricordino le molte croci che racchiudono il nome di quelle sventurate che, non avendo l’attenuante della stravaganza d’artista, erano derise, perseguitate, schernite, additate, spesso lapidate: anche se solo “moralmente” le pietre possono uccidere chi Ama con dedizione, oltre ogni limite, spesso con il sacrificio della propria vita…

…E se, per il proprio piacere, vogliono “suonare il tamburo”, lo facciano in  sordina, tra le pareti domestiche, perchè il rumore non svegli quelle poverette che dormono il sonno eterno continuando a sognare un mondo migliore… dove chi “sa Amare” con sentimenti puri e sinceri non incontrerà donne meretrici, nè uomini squallidi pronti a gettare sassi sulle loro tombe…

 

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