TURISMO IL PIANO COLAO

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A cura di  Antonio Bonelli direttore www.vipjetbonelli.com

Potenzialmente e teoricamente abbiamo una grande disponibilità di risorse economiche per poter pensare a come rendere più forte il nostro sistema di ospitalità. Giusto pensare in grande. Quando un’azienda ha la possibilità di fare un grande aumento di capitale pensa subito a come quelle risorse possano aprire nuovi mercati, renderla più competitiva, innovare, creare nuovi prodotti. Nel caso dell’industria dell’ospitalità, che è industria diffusa e complicata, dove non c’è un solo posto di comando (Kissinger direbbe: qual è il numero di telefono del turismo?) ovviamente non è facile. Allora andiamo per punti.

1. La nostra industria dell’ospitalità (almeno fino all’avvento del Coronavirus) aveva raggiunto performance di tutto rispetto, tanto che il concetto più di moda fino a febbraio (che ci sembra un’eternità fa) era l’overtourism, cioè l’eccesso di turisti. Ok, troppo concentrati, vero; ok, con tanti squilibri, vero: nessuno è perfetto. Ma pensare che alla mancata perfezione si debba sostituire l’inabilità è un po’ troppo. Due altre osservazioni sul punto.

Se consideriamo il turismo sommerso, non contemplato nelle statistiche ufficiali, che a Roma, ad esempio, pesa oltre il 30 %, avremmo classifiche internazionali diverse, forse la Francia sarebbe più vicina o dietro di noi; il turismo (pardon, l’industria dell’ospitalità) è l’unico settore in cui generalmente il confronto non è con l’anno precedente (come avviene per tutti, proprio tutti, i settori dell’economia) ma su quello che potrebbe essere. Tanto che si è tentati di dirla con Cesare Pavese, che le cose più belle sono quelle che non potevano essere e non sono state. La poesia ci porterebbe lontano, ma i conti economici sono vicini e ci dicono che, almeno fino al virus di Wuhan, il turismo ha creato ricchezza, lavoro, saldi positivi nella bilancia dei pagamenti in maniera costante e non ha mai conosciuto la parola crisi;

2. L’industria dell’ospitalità non è auto-referente, non dipende da sé stessa, ma da alcune condizioni esterne strutturali. La principale è quella dei trasporti e della logistica. Siccome è un’industria fondata sullo spostamento fisico delle persone, la mobilità è la premessa del pernottamento, una sua condizione, senza la quale l’interruttore delle presenze turistiche non si accende. Quali sono i provvedimenti più importanti? Semplice: l’alta velocità da completare sul lato tirrenico e da creare sul lato adriatico; abbondanza di collegamenti aerei (soprattutto al sud, penalizzato dalla distanza rispetto al cuore della domanda turistica europea); collegamenti metropolitani dagli aeroporti al centro delle città.

Non sono investimenti minori (è certo), ma se si vuole davvero il riequilibrio della distribuzione turistica, queste sono le prime cose da fare. Nota al margine: una delle parole eterne che ci portiamo dietro è la “destagionalizzazione”, soprattutto al sud. Qual è la ragione per cui non si è mai realizzata? perché la domanda (almeno quella italiana) si concentra ad agosto e nessuno vuole sostituire agosto con giugno o settembre, figuriamoci con novembre.

Per fortuna esistono altri segmenti di mercato: gli stranieri (che spalmano le vacanze su periodi più vari) e il mercato dei week-end. Questo mercato però è impossibile se non ci sono collegamenti aerei frequenti che permettano di arrivare venerdì e ripartire domenica. Forse così sveliamo il mistero delle Baleari: hanno molti collegamenti aerei diretti con buona parte d’Europa;

3. Dopo che ci siamo assicurati che le persone si possano muovere con una grande varietà di opzioni tra cui scegliere: autostrade, treni ad alta velocità, molte linee aeree, dobbiamo occuparci della parte dell’industria che si occupa del pernottamento. (Seguire idealmente i passi dell’ospite, cioè del consumatore, non è mai un cattivo consiglio). La nostra offerta alberghiera ha bisogno di una grande opera di ristrutturazione. Su questo il “Piano Colao” si sofferma molto. Il problema principale però non è un calcolo astratto delle dimensioni alberghiere: chi conosce il mercato sa che un’impresa vive perché produce abbastanza reddito per garantirsi la vita.

Se un albergo è piccolo, se è a gestione familiare (che oggi è un pregio, non un difetto, o almeno non è un difetto di per sé), se guadagna, perché è un male? Se ci saranno nuovi grandi alberghi sono i benvenuti, ma perché bisogna avere una sola tipologia? Da dove nasce l’idea del mono-prodotto? C’è chi preferisce una Mercedes elegante e spaziosa e chi una Smart agile e piccola. Se poi scopriamo che appartengono alla stessa casa automobilistica capiremo che c’è bisogno dell’una e dell’altra. Il prodotto unico è l’ultima cosa da pensare nel mercato dell’abbondanza. Occorre semplificare anche in questo campo: il Governo incentivi in maniera cospicua, netta, diretta i progetti di ammodernamento degli alberghi italiani, comprendendo sia le opere di manutenzione straordinaria, sia gli adeguamenti strutturali.

Mettiamoci tanta tecnologia, anche per il risparmio energetico (domotica), ma anche per fare le cose di base, come gli impianti di condizionamento dell’aria. E, sempre riferendosi alla “destagionalizzazione”, bisogna che gli alberghi facciano un adeguamento strutturale importante, altrimenti non sarà facile, pur potendo e volendo, soggiornarvi a marzo o anche a ottobre. Non è necessario inventarsi nulla di complicato: si indichino gli obiettivi da raggiungere per gli alberghi, naturalmente i criteri (percentuale di fondo perduto, di mezzi propri e di credito) sul totale dell’investimento e si finanzi.

Si preveda anche la possibilità che gli alberghi emettano titoli per finanziarsi al di fuori del sistema bancario. Insomma, si focalizzi l’obiettivo sui risultati da ottenere e sul come ottenerli. Si lascino perdere “dimensione”, “reti di imprese”, “poli turistici” e la “classificazione”. Quest’ultima la fanno i clienti rispetto al loro grado di soddisfazione. Negli Stati Uniti la classificazione alberghiera non esiste e nessuno ne avverte la necessità;

4. Messa a punto la questione pernottamento, passiamo alle questioni legate al soggiorno. Posto che ognuno spenda il tempo come crede (nessun venditore di televisori dice all’acquirente quali programmi vedere), sicuramente abbiamo una formidabile sfida data dalla valorizzazione della nostra eredità culturale. Primo punto è produrre cultura, nel senso più ampio, grande e meraviglioso che questo significa: significa che non dobbiamo solo conservare e tutelare, ma mettere il patrimonio dentro la vita delle nostre città e dentro il dibattito culturale contemporaneo. Non è un caso che siamo tra i primi nel mondo nella frequentazione dei musei e dei siti archeologici, mentre è impossibile trovare una mostra italiana nelle prime duecento (ripeto, duecento).

La cultura serve per produrre cultura: una città culturale è una città che produce cultura, non se ne conserva solo l’eredità fisicamente sedimentata. I musei avrebbero bisogno di aprirsi alla società in tanti modi e nei modi creativi che loro stessi vorranno. Le formule possono essere molte. Cultura, intesa in senso più ampio, è stile di vita. Sul cibo abbiamo fatto molto: non c’è luogo d’Italia dove non ci sia valorizzazione in tanti modi di questo nostro patrimonio materiale e immateriale. Nello shopping siamo forti, e da tempo. Bisogna lavorare molto sull’entertainment, che non è una brutta parola, perché il tempo della vacanza è il tempo della libertà, che come la felicità, ognuno sceglie da sé come perseguire. Il resto appartiene alle città, al modo come approntano sé stesse per rendersi attraenti per gli ospiti.

Focalizzare e scegliere, ecco alla fine di cosa si tratta. Scegliere cosa compete allo Stato e quello che nessuno Stato può far meglio degli imprenditori o delle comunità locali. Evitare la pedagogia (che è fuori moda dovunque e nel turismo non lo è mai stata). Fare un piano non significa essere onnicomprensivi, ma conoscere il quadro di tutto e scegliere cosa codavvero, cioè le azioni che avranno l’impatto maggiore e migliore. Scegliere cosa serve davvero. Quello che qualunque impresa farebbe nella medesima situazione. Pur essendo impresa collettiva, la nostra industria dell’ospitalità è comunque un’impresa.

IL PIANO COLAO

Ecco il piano di Vittorio Colao: sei mosse per un’Italia forte, resiliente e equa

Dal lavoro alle infrastrutture, dall’ambiente all’istruzione e alla famiglia: una strategia per rilanciare il Paese e “innescare, in tempi rapidi, trasformazioni profonde del sistema socioeconomico. Nei prossimi 2 o 3 anni possiamo trasformare l’Italia”

 Sei mosse per rilanciare il Paese, rimetterlo in piedi dopo l’epidemia e prepararlo a correre. Vittorio Colao ci ha lavorato fino all’ultimo, cambiando, ricambiando e aggiungendo parti. Alla fine ha consegnato il suo piano, frutto del lavoro della task force, nelle mani del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ora lo valuterà.

La strategia per il rilancio dell’Italia, si legge nella bozza con allegato schema che la Dire ha potuto visionare, si articolerà in sei mosse: la prima riguarderà imprese e lavoro, motore dell’economia; la seconda, infrastrutture e ambiente, volano del rilancio; Turismo, arte e cultura, brand del Paese; PA alleata di cittadini e impreseIstruzione, ricerca e competenze, fattori chiave per lo sviluppo; Individui e famiglia, in una società più inclusiva ed equa.

Secondo Colao in questo modo si riuscirà “in tempi rapidi a innescare trasformazioni profonde del sistema socioeconomico italiano e comunicabile nel suo insieme per generare fiducia nel Paese, sia internamente sia in campo internazionale”.

Le sei aree, si sottolinea nel piano Colao, “sono ugualmente importanti, si completano e rafforzano vicendevolmente: solo attraverso un profondo cambiamento di ciascuna di esse sarà possibile costruire le basi di uno sviluppo accelerato e duraturo per il nostro Paese”.

Di seguito i punti salienti del documento.

Sostenere le imprese sociali

“Sostenere le imprese sociali (comprese le cooperative sociali) attraverso: La piena attuazione della Riforma del Terzo Settore, in particolare per la parte relativa alle agevolazioni fiscali. Il sostegno all’accesso e alla diffusione di strumenti di finanza sociale italiani e europei. La facilitazione di processi aggregazione per tutti gli enti non profit”.

Fondo di contrasto alla povertà alimentare minorile

“Contrastare la povertà alimentare minorile derivante dalla crisi economica attraverso il rafforzamento del servizio di refezione scolastica e aumentando l’offerta gratuita di cibo nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, promuovendo il diritto al cibo sano e sostenibile. Finanziare un programma di contrasto alla povertà minorile in tutte le sue forme e all’esclusione sociale (Child Guarantee) con iniziative orientate in modo specifico alla fascia 0-6 anni, in linea con le indicazioni del Parlamento europeo e della Commissione europea”.

Promuovere l’empowerment delle donne

“Sviluppare e realizzare un programma di azioni diversificate sul piano culturale contro gli stereotipi di genere che agiscano sulla eliminazione degli ostacoli alla piena e libera espressione femminile”. E’ quanto si legge nel Piano Colao. E ancora: “Sostenere e dare impulso all’occupazione femminile adottando un sistema di misure volto ad aumentare l’ingresso di nuove occupate, soprattutto nel settore dei servizi di cura e sanitari, a limitare le uscite delle donne dal mercato del lavoro per motivi familiari, agendo sui congedi parentali e di paternità e incoraggiando la condivisione del carico di lavoro non retribuito. Promuovere l’empowerment delle donne al lavoro, nelle istituzioni e nella società attraverso incentivi, norme che prevedano quote di genere, programmi, linee guida per riequilibrare la presenza femminile negli organi apicali e consultivi, massimizzare l’inclusione delle competenze e delle prospettive delle donne, e ridurre il divario retributivo di genere.

Piano nazionale per lo sviluppo dei nidi pubblici e privati

“Lanciare un piano nazionale per lo sviluppo di nidi pubblici e privati (0-3 anni) per la maggioranza dei bambini, per migliorare la conciliazione dei tempi di vita, sostenere il desiderio di maternità e paternità e diminuire le disuguaglianze tra bambini

Interventi per le donne vittime di violenza

“Introdurre un contributo di libertà e incentivi all’assunzione per le donne italiane e immigrate che intraprendono percorsi di uscita dalla violenza”. Così nel Piano. E ancora: “Incentivare la collaborazione interistituzionale e con i centri anti-violenza. Raddoppiare le case rifugio e rafforzare i centri anti-violenza pubblici e privati al fine di attuare efficaci misure per affiancare il processo di uscita dalla violenza delle donne italiane e immigrate, come indicato dalla ‘Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica’”.

Escludere il contagio dalla responsabilità del datore di lavoro

“Escludere il ‘contagio Covid-19’ dalla responsabilità penale del datore di lavoro per le imprese non sanitarie e neutralizzare fiscalmente, in modo temporaneo, il costo di interventi organizzativi (ad es. turnazione, straordinari) conseguenti all’adozione dei protocolli di sicurezza e al recupero della produzione perduta per il fermo, per non penalizzare la competitività dell’impresa e i redditi dei lavoratori”.

Attenta e profonda osservazione dello smart working

“Utilizzare la fase attuale per un’attenta e profonda osservazione dello smart working e delle dinamiche ad esso connesse per identificare elementi con cui migliorare la normativa vigente, al fine di renderla perfettamente aderente al nuovo contesto che si sta sviluppando, in cui da un lato c’è la necessità di un’adozione diffusa per questioni anche di sicurezza e dall’altro l’obiettivo di dare a imprese e lavoratori un’opzione migliorativa sia della produttività sia delle condizioni lavorative. Al fine di evitare utilizzi impropri dello strumento già nell’immediato si raccomanda di definire e adottare un codice etico per la PA e di promuoverlo nel mondo dell’impresa”.

Consentire il rinnovo dei tempi determinati in scadenza almeno nel 2020

“Consentire (in deroga temporanea a Decreto Dignità) il rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza almeno per tutto il 2020”.

Introdurre il Voluntary disclosure

“Favorire l’emersione attraverso opportunità di Voluntary Disclosure ai fini della regolarizzazione, prevedendo un meccanismo di sanatoria e incentivazione riducendo contribuzione cuneo fiscale, nonché sanzioni in caso di falsa dichiarazione o mancato perfezionamento delle procedure di emersione”, si legge nel Piano Colao. E ancora: “Introdurre la Voluntary Disclosure sul contante e altri valori derivanti da redditi non dichiarati (anche connessa all’emersione del lavoro nero) a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva e dell’impiego per un periodo minimo di tempo (ad es. 5 anni) di una parte significativa dell’importo in attività funzionali alla ripresa (ad es. investimento nel capitale dell’impresa del soggetto che fa la Voluntary Disclosure, o investimento in social bond nominativi o altri strumenti analoghi). Condizionare gli effetti premiali in ambito penale a specifici requisiti di coerenza”. “Favorire la regolarizzazione e il rientro di capitali detenuti illegalmente all’estero, tramite estensione della Voluntary Disclosure del punto precedente al rientro/regolarizzazione dei capitali all’estero (imposte e obbligo di reinvestimento parziale)”.

Sanzioni per esercizi privi di Pos o non funzionanti

“Incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici (PA, esercizi commerciali e soprattutto servizi e prestazioni) tramite: deduzioni/detrazioni dall’IRPEF, lotterie instant win, credito d’imposta per gli esercenti e accordi con il sistema bancario per riduzione delle commissioni” – si legge nel Piano Colao. – Rendere effettive ed eventualmente inasprire le sanzioni per gli esercizi commerciali e servizi privi di POS o con POS non funzionante. Scoraggiare l’uso del contante per ammontari rilevanti attraverso la riduzione dei limiti ai pagamenti in contanti nonché disincentivi al ritiro e all’utilizzo degli stessi (ad es. Anticipo fiscale a valere sui prelievi di contante)”

Un paese totalmente connesso e pieno sviluppo del 5g

“La connettività a banda ultra-larga in Italia è assai più limitata che in altri paesi, con grandi differenze tra le diverse aree geografiche in termini di penetrazione e qualità. È necessario un intervento sistematico per ridurre il divario digitale e rendere il Paese totalmente e universalmente connesso, permettendo così l’ampia diffusione tra aziende e privati delle tecnologie innovative (ad es. sanità digitale e telemedicina, istruzione in e-learning, acquisti e-commerce, pagamenti contactless, etc.). Lo sviluppo ubiquo della rete in fibra ottica è la priorità assoluta, dal momento che genera attività economica nell’immediato e stimola la crescita futura. È fondamentale completare su tutto il territorio nazionale la posa di tale rete, complementare al pieno sviluppo della rete 5G che deve a sua volta essere realizzata rapidamente, in linea con i paesi più avanzati”.

Piano di difesa della stagione estiva 2020

“Definire e comunicare rapidamente un quadro normativo per la stagione estiva, in linea con i paesi europei, per consentire agli operatori del settore di predisporre e promuovere la propria offerta e di adeguare per tempo le strutture alle misure di sicurezza necessarie”. E’ quanto si legge nel Piano. E ancora: “Consentire diversi livelli di apertura delle attività e diverse tempistiche di riapertura a seconda del grado di prevalenza di rischio (a livello locale/granulare), e sbloccare coerentemente la mobilità interregionale (dove possibile) per permettere il turismo nazionale. Definire i livelli di rischio sanitario locale in modo conforme alle linee guida europee. Comunicare in modo tempestivo i dati epidemiologici su base granulare, non solo agli enti nazionali ed europei preposti nonché al pubblico. Allineare la definizione dei protocolli e del ‘load factor’ dei trasporti (in particolare per quello aereo) ai livelli europei”.

Spiagge. Estendere alcune tipologie di concessioni in scadenza

“Estendere alcune tipologie di concessioni in scadenza (ad es. spiagge), per evitare che un orizzonte temporale dell’attività economica troppo ristretto disincentivi gli investimenti (ad es. in protocolli sicurezza) e si traduca in mancate riaperture”.

Mettere fuori corso banconote maggior taglio, 500 e 200 euro

“Promuovere un’iniziativa presso le istituzioni europee competenti per mettere rapidamente fuori corso le banconote in Euro di maggior taglio (500 e 200)”.

Infrastrutture. Semplificare applicazione codice appalti

“Semplificare l’applicazione del codice degli appalti ai progetti di natura infrastrutturale. Applicare tel quel alle infrastrutture ‘di interesse strategicò le Direttive europee. Integrare le Direttive europee per le sole porzioni in cui esse non sono auto-applicative. Rivedere parallelamente la normativa in un nuovo codice, basato sui principi delle Direttive europee”.

Incentivare manutenzione infrastrutture idriche

“Incentivare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture idriche (adduzione e trasporto), anche attraverso la rivisitazione del sistema normativo e tariffario e la revisione del meccanismo di governance del settore”. Così nel Piano Colao. E ancora: “Definire modalità decisionali cogenti fra Ministeri e Regioni competenti per individuare il deperimento di investimenti e incentivando lo sblocco di investimenti già individuati, già finanziati ma non ancora attuati/ avviati (in particolare nel Sud Italia) Ripensare il metodo tariffario per incrementare da un lato l’attrattività per gli operatori del comparto, mantenendo dall’altro l’accessibilità, anche economica, al bene pubblico. Rafforzare i meccanismi di riscossione dei crediti di tutta la filiera idrica”.

Contrastare il consumo di suolo

“Definire un piano di investimento finalizzato ad aumentare e preservare le aree verdi, il territorio e gli ecosistemi nazionali – ad es. finanziando la bonifica dei siti inquinati, e incoraggiando le imprese a quantificare nei loro bilanci e reporting non-finanziario il capitale naturale che gestiscono e i servizi ecosistemici di cui beneficiano”. così nel Piano Colao. “Contrastare il consumo di suolo e il conseguente dissesto idrogeologico – ad es. Inserendo obiettivi di conservazione e ripristino del capitale naturale in tutte le strategie e politiche che comportano un maggior consumo del suolo”.

Riformare responsabilità funzionari per danno erariale

“Intervenire per riformare la responsabilità dei funzionari e dirigenti pubblici per danno erariale in casi differenti dal dolo, e/o prevedere che il premio assicurativo (compreso quello per l’assistenza legale da parte di un professionista scelto dal dirigente) venga pagato dall’amministrazione di appartenenza”.

Rafforzare il sistema di cyberdifesa

“Dotare l’Italia di un sistema di cyberdifesa di eccellenza, per potenziare in misura significativa la capacità di prevenzione, monitoraggio, difesa e risposta, in linea con i migliori standard internazionali. Prevedere un forte incremento di risorse umane qualificate e investimenti su infrastrutture e dotazioni tecnologiche degli organismi preposti (comparto intelligence, Polizia postale e delle comunicazioni, Difesa, principalmente). Creare un regime personale speciale per i tecnici specializzati all’interno delle amministrazioni per permettere maggiore, rapidità ed efficacia di reclutamento di risorse scarse sul mercato e altamente contese”.

“Nei prossimi 2 o 3 anni possiamo trasformare l’Italia”

“Le difficoltà che stiamo affrontando sono senza precedenti, ma proprio per questo stanno consentendo di liberare ingenti risorse finanziarie e straordinarie energie umane. Abbiamo così oggi un’occasione irripetibile per trasformare profondamente il Paese e permettere alle giovani generazioni di avere fiducia in un futuro di opportunità ed equità per tutti. Nei prossimi due o tre anni possiamo trasformare l’Italia più di quanto si sia saputo fare negli ultimi decenni, se avremo il coraggio necessario per agire con decisione nella riforma del Paese e nell’investimento a favore delle prossime generazioni”.

WHO IS WHO

Vittorio Colao (Brescia3 ottobre 1961[1]) è un dirigente d’azienda italianoamministratore delegato di Vodafone dal 2008 al 2018.

ha ottenuto un Master in Business Administration alla Harvard University.[2] Ha iniziato la sua carriera lavorando a Londra presso la banca d’affari Morgan Stanley. Ha lavorato poi per dieci anni negli uffici di Milano della società McKinsey & Company.[3]

Nel 1996 diviene direttore generale di Omnitel Pronto Italia (oggi vodafone Italia). Nel 1999 è nominato amministratore delegato di Vodafone Omnitel (divisione italiana). Nel 2001 diventa CEO regionale di Vodafone per l’Europa meridionale. Nel 2002 diventa membro del consiglio di amministrazione della società, e nel 2003 è nominato CEO regionale per Europa meridionale, Medio Oriente e Africa.[4]

Nel 2004 lascia Vodafone per diventare amministratore delegato di Rcs MediaGroup, incarico che ricopre fino al 2006.[5] Nell’ottobre 2006 ritorna in Vodafone come vice amministratore delegato a capo della divisione Europa.

Il 29 luglio 2008 sostituisce Arun Sarin come amministratore delegato di Vodafone, come già annunciato in precedenza.[6]

Nel 2015 è nominato amministratore non esecutivo di Unilever.[7]

Il 15 maggio 2018 Colao annuncia le dimissioni dal Vodafone Group Plc; viene sostituito come amministratore delegato da Nick Read, attuale direttore finanziario della compagnia.[8][9]

Nell’aprile 2020 è designato dal governo italiano per guidare la task force della cosiddetta “Fase 2” per la ricostruzione economica del Paese dopo la pandemia di COVID-19 del 2019-2020.[10][11]

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