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Le Big Tech si sfidano sui podcast.
Le big tech si sfidano a colpi di… podcast. Dopo la grande ascesa dei contenuti audio digitali nel 2020 di cui AdgInforma.it ha dato conto con i numeri rilevati all’indagine Nielsen condotta nel novembre scorso per conto di Audible (società di Amazon per l’intrattenimento audio digitale), il nuovo anno sarà molto probabilmente quello in cui i grandi player tecnologici si sfideranno su questo mercato attualmente dominato dalla svedese Spotify e dalla mela morsicata di Apple.
In quest’ottica va inquadrata l’acquisizione, a dicembre scorso, di Wondery da parte di Amazon, che ha acquistato per oltre 300 milioni di dollari quella che era la maggiore startup indipendente specializzata nella produzione di podcast. Motivo dichiarato dell’operazione: “Espandere i contenuti di Amazon Music oltre la musica per seguire l’evoluzione delle abitudini degli ascoltatori”.
Anche Twitter si è mossa in questo senso lanciando prima i “voice tweet”, ovvero la possibilità di registrare tweet in audio della lunghezza massima di 2 minuti.
Delle mosse di Facebook per inserirsi nell’universo podcasting abbiamo già dato notizia, attraverso il progetto “Tldr” (Too long didn’t read), ovvero l’idea dell’assistente vocale intelligente capace di riassumere gli articoli o i post lunghi e leggerli come pillole audio. Come riporta “L’Economia” il progetto sarà accompagnato da un traduttore universale abilitato a 51 lingue, per ora addestrato su 16 mila ore di voce registrata.
D’altronde che quello dei podcast sia un media in grande evoluzione è confermato dall’incremento degli investimenti pubblicitari da parte di prodotti e brand. Come sottolineato da Affari e finanza, nella realizzazione di serie audio ci sono in prima fila le griffe del lusso con Chanel a fare da apripista. Ad Results Media, agenzia di pubblicità specializzata in media audio, già lo scorso anno rilevava che un Podcast con un download medio a episodio di 50 mila ascoltatori può incrementare il fatturato annuo di 170 mila euro. Un fenomeno che non è sfuggito agli strateghi del marketing che hanno messo a punto pubblicità su misura per questo tipo di media. Si sa che la pubblicità segue la diffusione e la popolarità dei programmi: è sempre stato così ed ora succede anche con i Podcast.
Sempre Affari e Finanza riporta le stime di Iab, Interqactive Advertsing Bureau, secondo cui gli investimenti in pubblicità su Podcast raggiungeranno 1 miliardo di dollari solo in Usa entro la fine di quest’anno. Si stima che entro il 2025 ci saranno 2,5 miliardi di persone che ascolteranno contenuti audio. Nel 2019 erano 800 mila.
Non è un caso se le azioni di Spotify, che domina attualmente questa fetta di mercato, stiano spopolando in borsa. Da gennaio dello scorso anno a oggi le sue azioni al Nasdaq sono più che raddoppiate, passando da 146 dollari a oltre 366. Una galoppata che ha portato a numerose acquisizioni come quella di Gimlet, media company e podcast network di Brooklyn; l’indo-giapponese Anchor, la piattaforma democratica per creare e distribuire podcast; e per ultima l’acquisizione della società Megaphone, specializzata in pubblicità via podcast, per 235 milioni di dollari di investimento.