di Mario Lipari Prof. in Archeologia e Storia dell’arte
Tornato da questo viaggio, mi trovo obbligato a premettere una cosa a chi legge questo articolo: l’Egitto va visto, è una tappa obbligatoria nella propria vita. Però, sono costretto anche ad aggiungere un’ulteriore raccomandazione: l’Egitto va visto una volta, e poi basta. Questo luogo è straordinario, trasuda di “cose da vedere” da tutti i pori. Si resta a bocca aperta davanti alle meraviglie, che questo regno pone dinanzi al turista medio, ignaro della realtà diversa (o forse non tanto) mistificata dalla cinematografia. Questo articolo vuole essere un avvertimento, “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” con una chiusura mentale ermetica. Fare il passaporto vuol dire onorarlo, ogni timbro è una medaglia guadagnata che simboleggia il nostro innalzamento di grado nella cultura. Perché chi viaggia diventa più colto, è un dato di fatto. Chiusura vuol dire non svilupparsi e restare così come siamo. Ma non voglio essere critico, a molti può andare bene così. Io però mi occupo degli aspiranti viaggiatori, di chi ha scelto di intraprendere questa strada con il desiderio di azzerarsi e assorbire ciò che quel luogo offre. Non parlo di un azzeramento di personalità, ma forse sì, perché se fossimo tutti uguali in viaggio, sarebbe più semplice per il popolo che ci ospita temporaneamente approcciarsi con noi. Ribadisco, l’Egitto va visto una volta, non tre e nemmeno due. Non dobbiamo strafare e non dobbiamo rovinarci l’appetito del viaggio. Esattamente come mangiare troppa cioccolata può nauseare, anche per un viaggio in Egitto vale lo stesso e dopo sarà più difficile sedersi nuovamente a tavola, per un’altra portata. Se vogliamo evitare la stanzialità sull’italico divano, allora è giusto regolarci. Esistono luoghi “ripetibili”, non è il caso dell’Egitto. Abitando a Milano ho la fortuna di poter ammirare il cenacolo vinciano ogni volta che più mi aggrada, o almeno così mi ero ripromesso. Dopo averlo visto tre volte ho stoicamente deciso, per amore della sua caratura artistica, che non accadrà di nuovo. Ogni volta che lo vedevo, toglievo importanza e bellezza a quell’opera, che si stava trasformando in un quadretto di casa che, ormai, vedevo solo di sfuggita perché davo per scontata la sua presenza. Questo è anche ironico, data la scarsa integrità dell’affresco di Da Vinci, quella cena iconica è destinata a un declino prossimo. Eppure, ormai la davo per scontata ed è solo colpa mia, doveva bastarmi la prima volta, quella magica e irripetibile prima volta. Ecco, il discorso vale per l’Egitto, qualsiasi città dell’Egitto.
Quando andrete al Cairo, ammirerete le iconiche Piramidi di Giza, svettanti verso l’alto nella loro monumentalità, insieme alla loro Sfinge che le protegge da incauti viaggiatori. Restando sbigottiti davanti a queste meraviglie, resterete in questo stato per ben cinque minuti, prima che un beduino vi agguanti per “regalarvi” l’esperienza di una foto sul suo prezioso cammello. Piramidi ammirate, foto fatta e vi chiederete se l’esperienza si esaurisca lì. Non è così, e non parlo della possibilità di visitarle all’interno, dato che dentro non vi è letteralmente niente da vedere. Parliamo di tombe prive di decorazioni e altri orpelli, la grande austerità prende il sopravvento in questo ambiente e la possibilità di esplorarle nelle loro budella viene data a coloro che scelgono questo vanto come souvenir da portare durante il cenone di famiglia. Ma l’epoca moderna interviene in soccorso della “noia”, che qualche eretico turista potrebbe provare, facendolo con luci e suoni. Ogni sera, infatti, la necropoli si illumina e prende vita nella sua storia (descritta in tutte le lingue), dando dinamicità a quei monumenti. Se invece, pensavate di trovare “l’abitante tipo” di quei luoghi, ho una brutta notizia da darvi, si sono trasferiti. Non alludo alla Valle dei re (ne parleremo dopo), le mummie reali sono visibili al “Museo nazionale della civilizzazione egiziana”,

sempre al Cairo. Un edificio moderno e ricco di storia (cosa non scontata per un museo al giorno d’oggi), dove i nostri amici bendati sono visitabili in un ambiente angusto e oscuro, perfettamente consono al loro luogo di sepoltura. Dentro il museo sono presenti anche reperti religiosi.

Il museo più famoso, però, è il “Museo egizio” del Cairo, destinato a essere sostituito dal GEM, che aprirà ai visitatori tra qualche mese. Il museo egizio è rimasto come stile architettonico all’epoca di Indiana Jones (tra “I predatori dell’arca perduta” e “Il tempio maledetto”) continuando a farsi valere, soprattutto per il tesoro che custodisce al suo interno, le mummie del Fayyum. Con ritratti incredibilmente realistici; queste mummie sono eccezionali esempi, per tecnica e conservazione, di pittura antica d’età romana (ai livelli di Ercolano e Pompei). Dopo aver ammirato questo patrimonio, ho avuto qualche minuto per dare un’occhiata anche alla maschera d’oro di Tut, ve la consiglio. Ma giochi a parte, questo museo richiede più tempo nel visitarlo interamente rispetto al precedente, andarsene prima sarebbe un delitto.

L’approccio con la città, invece, non è da prendere con le pinze, ma lasciate che quelle pinze le usi qualcun altro per voi. Sconsiglio vivamente la visita senza guida H24 e questo vale per tutta la durata del viaggio; ma se vi sentite temerari, allora interrompete la lettura di questo documento, perché io non prendo sotto l’ala cuori di leone.
Arrivando ad Assuan avrete due possibilità, ammirare la diga o prendere la prima imbarcazione che parte per godervi una crociera sul Nilo, degna di un cinepanettone. Consiglio entrambi, la diga serve più come pretesto per vedere un po’ di deserto sabbioso in questo Egitto (sarebbe inconcepibile tornare a casa senza questo ricordo), adesso siete pronti per salpare. Scegliete la nave con cura, sarà la vostra casa galleggiante per qualche giorno, magari, con servizi che nella normalità daremmo per scontati, tipo l’internet gratuito. Una bella piscina sopra il ponte, negozio di souvenir dell’ultimo minuto in stiva ed ecco la nostra vacanza su nave. Aspettate a salpare e prendete un autobus, perché i vostri affari ad Assuan non si sono ancora esauriti. Infatti, il tempio di Philae è raggiungibile da lì tramite una delle piccole imbarcazioni messe a disposizione dall’umanità locale.

Stante sopra un isolotto, raggiungerlo vi farà provare l’ebbrezza di accedere a una terra proibita. Anche qui gli spettacoli di luci e suoni accompagnano la presenza massiccia del complesso.

I templi non vanno descritti, ma visti, ed è per questo che non mi soffermerò sull’aspetto estetico di ciò che ho visto. Mi limiterò a un secco e riduttivo “sublime” e questo varrà anche per il resto dei templi che tratterò. Perciò mi scuso con il lettore, se desidererete un approfondimento sarò lieto di aprire degli articoli a riguardo.
Il viaggio può continuare, la nave citata prima vi aspetta.
Risalendo il Nilo vi farete cullare dalla brezza che camuffa l’aggressività del sole, trasformandola in una sensazione primaverile. Il paesaggio muta e questo è impagabile, dalle città dall’edilizia aggressiva ai campi coltivati, al deserto verdeggiante. Tutto questo vale il costo della cabina (se ha il wi-fi compreso). La prima tappa sul Nilo (direzione Cairo) è Kôm Ombo con il suo tempio dedicato alla divinità coccodrillo Sobek, la visita a questo santuario è obbligatoria per lo stato conservativo dei geroglifici che costellano la struttura. Oltre al tempio troviamo il “Museo dei coccodrilli”, dove è possibile osservare alcune delle mummie di coccodrillo ritrovate nel tempio. Sarà forse l’unica occasione che avrete di osservarne uno, i coccodrilli hanno lasciato l’area turistica del Nilo ormai da tanti anni. Proseguendo la crociera, ci metterete un po’ ma alla fine arriverete a Luxor, tappa finale di questo viaggio.

Qui la Valle dei re vi accoglierà con i giusti onori, della moltitudine di tombe solo undici sono visitabili (costrette poi alla chiusura annuale e alla sostituzione con l’apertura di altre undici tombe). Con il biglietto standard se ne potranno vedere tre, sceglietele con cura. Alcune non sono state completate, ma non lamentatevi, pensate al “poveraccio” che l’aveva commissionata. Le tombe più decorate non vi deluderanno, i colori brillano ancora adesso e le figure si animano al vostro passaggio. Però, la regina in questo luogo è il tempio funerario di Hatshepsut, affrontarlo vuol dire venire inghiottiti dal tempo passato. In città, i templi di

Luxor e Karnak sono collegati dalla via delle sfingi, lunga 3 km. Entrambi i complessi vanno visti sia di giorno che di sera, la luce artificiale che soppianta quella naturale regala una doppia visione al costo di un biglietto ciascuno.
Foto Lipari Tempio funerario di HatshepsutPer concludere, avviso l’aspirante viaggiatore che per l’intera durata di questo pellegrinaggio troverete molti mercanti ambulanti e parecchia confusione in giro, ed è giusto così. State per visitare un luogo caotico, misterioso e pieno di vita, se non fosse così sarebbe tutto necropoli.
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Mario Lipari dott. in Archeologia e Storia dell’arte