Dr. Gaetano Angemi
socio del Centro internazionale della Stampa Turistica
IL PANZEROTTO AL CIOCCOLATO.
Quando ero piccolo pensavo che casa mia fosse tutto il mondo , grandi stanze e una grande terrazza che mi permettevano di scorrazzare senza alcun limite .
I miei desideri di correre fino a stancarmi e di tirare le macchinette a molla tra una stanza e l’altra, si realizzavano in baleno e mi rendevano un bambino felice.
Ma il vero divertimento lo provavo quando mia mamma Sarina era intenta ad altre faccende e non mi poteva vedere , così che andavo a sparare, la stella di sceriffo di latta al petto, negli specchi della stanza da letto con la mie pistole a ventosa .
Che gioia !
Ma quella gioia durava poco , perché prima che me ne rendessi conto una sonora “scoppola” , per i continentali scapellotto, alla nuca mi faceva tornare alla realtà , mentre i rimproveri ,con la voce squillante di mia madre ,mi pietrificavano in un baleno.
Ma come si sa la memoria dei bambini è labile e io che avevo 6 anni , passata la sfuriata ero pronto a ricominciare.
Già in quegli anni cominciai a capire l’importanza delle ciabatte di casa , intese nelle nostre latitudini “tappine” , e ancora meglio il bruciore che mi procuravano quando mi colpivano alle gambe tirate con una precisione olimpionica da mia madre impegnata con mio fratello Giovanni, più piccolo di quindici mesi.
Certo il bruciore non era cosa da poco e le mie gambe erano diventate una carta geografica dove i lividi erano i confini dei continenti, sì perché in quegli anni ’50 fino a 12 anni estate ed inverno, ai bambini si tenevano i pantaloncini corti, si diceva , ….per rinforzare la pelle e il carattere.
Ma Gaetano imperterrito, sfidando tutto e lottando per la libertà, non si arrendeva alla sopraffazione del potere genitoriale e sparava dappertutto, lampadari inclusi, e gli scalpellotti e le tappine continuavano ad arrivare tutto il giorno.
Ancora la Montessori a casa mia non aveva preso la residenza ma per quel che ricordo non la prese mai.
In verità, ero un bambino a cui non mancava nulla, anche perché papà Carmelo e nonno Giovanni, si prodigavono continuamente a soddisfare i mie capriccetti.
Tra questi ultimi, il panzerotto al cioccolato di cui l’odore di quella pasta frolla calda croccante e quel cioccolato con note di cannella , mi giungeva inebriante, appena sfornato dal laboratorio del signor Sozzi che si trovava proprio accanto casa mia.
Il picciriddu deve crescere… diceva mio nonno e siccome con la carne non andavo d’accordo, le proibizioni di mia nonna Nedda e mia madre ,che continuavano a dire ….così lo vizziate, non facevano breccia e alle 5 di pomeriggio il mio sorriso si accendeva e le mie gote si tingevano di rosso per la gioia di assaporare quel panzerotto caldo, vera bontà del palato.
Poi si faceva sera e appena il ritornello del Carosello si concludeva , senza fiatare, andavo a letto.
Non ti dimenticare la preghierina al tuo angioletto custode, mi ripetevano le nonne.
Così detta in fretta la filastrocca angioletto del mio cuore … chiudevo gli occhi.
Ma chiusi gli occhi ,il mio cuore sognava
le corse in terrazza e la coppetta di gelato di fragola, del Signor Balsamo , che l’ indomani, papà e nonno, schiacciandomi l’occhio, mi avevano promesso e che mi rendeva un bambino, in quegli anni, particolarmente fortunato e voluto bene.
Buona notte a tutti .
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